venerdì 25 maggio 2012

UN POSTO SPECIALE


UN POSTO SPECIALE
di Claudia Borri

Settembre
Ciao caro lettore, oggi ti voglio raccontare la storia di due bambine legate da una profonda amicizia nonostante la loro estrema diversità caratteriale.
La prima è Carolina, una ragazzina di 13 anni, introversa e solitaria, con un carattere problematico, a volte esageratamente scontroso; poi c’è Marika, amica del cuore di Carolina o Caro, come la chiama lei, anch’ella tredicenne, molto estroversa, senza peli sulla lingua.
Caro e Marika sono migliori amiche dalle scuole elementari, abitano ad Ameno e la loro amicizia è davvero speciale: mai una litigata, mai uno screzio, mai gelosie, sempre e solo rispetto reciproco e tante risate. Risate sì, fino alla separazione dei genitori di Caro.
Otto mesi prima
 “Mamma perché piangi?” disse Caro con tono sommesso.
“Non è niente tesoro... sono solo un po’ stanca” rispose Valeria.
“Mammina lo sai che a me puoi dire tutto, non ti preoccupare, io ormai sono una bambina grande!”
La dolce Caro non venne a conoscenza del motivo di quella tristezza fino a quattro giorni dopo quando sentì suo padre dire:
“Valeria io ti amo, lo sai! Amo solo te!”
“Mario anche io vorrei che tu mi amassi, ma non è così! Tu mi hai tradito e continuando mi uccidi. Non ti voglio più vedere. Vattene Mario, subito!”
A Caro bastarono queste parole per capire che la sua famiglia non sarebbe più stata quella di prima.
Il giorno seguente la bambina andò a scuola con il dolore negli occhi... nessuno poteva capirla, solo Marika, la sua dolce amica che riesce sempre ad intuire i suoi sentimenti, anche quelli più nascosti. Caro e Marika appartenevano a due classi diverse, ma quando Marika incontrò lo sguardo perduto della sua amica Caro nel corridoio, non poté fare a meno di chiederle che succedeva.
Caro raccontò tutto all’amica che soffriva con lei e la consolava: c’era una commovente compassione. Marika vide che Caro era davvero sconvolta, come se una lama le avesse trafitto il cuore e le parole uscissero proprio da quel terribile squarcio con una voce debole e tremante. Tutto era grigio e triste.
Le lacrime che scendevano dagli occhi della bimba sembravano non finire mai, era colpa della delusione, era colpa del dolore che in quel momento la governavano. Era inutile per Marika dire una parola di conforto o cercare di distrarla. Non c’era nulla da fare, aveva fissa quell’immagine della madre che, piegata a terra, piangeva.
Una volta tornata a casa, Marika non poteva pensare ad altro che alla sua amica. Doveva trovare il modo di farla sorridere ancora, non sopportava più vederla soffrire. Meditò tutta la notte e poi...l’illuminazione.
Dopo pranzo si sarebbe recata a casa di Caro e l’avrebbe portata con sé in un posto speciale, in un posto che per Marika significa molto.

A scuola Marika, quando incontrò l’amica nei corridoi come di consueto, le disse entusiasta:
“Caro, Caro! Oggi pomeriggio mi accompagni in un posto speciale?”
“Devo chiedere alla mamma..Dov’è?” rispose Caro.
“Una sorpresa”.
Caro ama le sorprese.
Tornata a casa, Carolina, chiese il permesso a Valeria che le disse:
“Ma dove vai? Con chi?”
“Mamma ti prego! È una sorpresa che vuole farmi Marika”
“Marika! Ma quella ragazzina è una peste! Non lo sai che cosa combina?!”
“Ma cosa dici?! Marika è dolcissima”
“Dovresti informarti sul suo conto, ragazza mia!” disse Valeria “E comunque ti vieto di stare con lei, non voglio che ti contagi con le sue strambe idee” concluse la mamma.
Caro, delusa, telefonò subito a Mari (era il soprannome che aveva scelto per l’amica) e le raccontò ciò che era appena successo.
Mari, sorpresa, le consigliò di fuggire e di andare davanti a scuola così sarebbero andate insieme in quel posto tanto speciale.
Caro non esitò un secondo, voleva vedere il posto speciale, si vestì e scappò dalla finestra. Andò a scuola, dove incontrò la sua amica del cuore che abbracciò con amore. Insieme andarono verso il lavatoio di Ameno, il posto speciale. Era poco lontano dalle loro case, infatti arrivarono in soli cinque minuti.
Forse a te, caro lettore, un semplice lavatoio non suscita alcuna emozione, ma non era così per Marika e, successivamente, neanche per Caro. Per loro era come un rifugio, un luogo in cui, da quel momento, potevano incontrarsi senza essere giudicate da nessuno. Nella loro semplicità di bambine, si specchiavano nell’acqua, fingendo di essere sirene e si parlavano guardando il loro riflesso - quanta dolcezza! -. Si schizzavano, nonostante il freddo, ed erano rilassate, erano loro stesse e pian piano il sorriso tornò sulle labbra di Caro.
Ogni sera, quando Caro tornava a casa, la mamma le chiedeva urlando dov’era stata e la bambina con un filo di voce rispondeva: “In paradiso con il mio angelo”. Sì, paragonava quel semplice lavatoio a un paradiso e la sua amica Mari al suo angelo custode. La mamma tenne la bimba chiusa in camera per giorni ma il lavoro la trattenne fuori casa  più del previsto e Caro poteva andare comunque al lavatoio, in paradiso, a ritrovare se stessa, tutti i giorni.
È martedì mattina, Caro si sveglia elettrizzata. Ha molti pensieri per la testa. È felice soprattutto perché quel giorno potrà stare al lavatoio fino alla sera perché la mamma starà fuori tutto il giorno.
Devi sapere, lettore, che del padre di Caro non si seppe più nulla da quella terribile sera e perciò Caro è completamente sola quando la madre non c’è, dovrebbe curarla la vicina di casa che però gira tutto il giorno per i centri commerciali.
Caro, alle 15 in punto, si reca al lavatoio ma Mari non c’è ancora. Passano cinque minuti, poi 10, un’ora ma di Marika nemmeno l’ombra.
Quello splendido lavatoio senza Mari non era lo stesso. L’acqua sembra torbida, non ci si può nemmeno specchiare. L’aria è spenta, il cielo grigio.
Caro torna a casa arrabbiata.
Chiama Mari, nessuna risposta. Passa davanti a casa sua, bussa, non risponde nessuno.
Marika è come sparita, scomparsa improvvisamente.
Il giorno seguente finalmente Caro e Mari s’incontrano:
“Perché ieri non c’eri? Ti ho aspettata per più di un’ora, mi sei mancata”
“Scusami Caro, non stavo bene” disse Mari.
“Potevi dirmelo! Mi sono preoccupata” rispose Carolina.
Suonò la campanella, bisognava tornare in classe, ma Mari e Caro ebbero la folle idea di scappare e di andare al loro paradiso: il piccolo e solitario lavatoio di Ameno.
La madre di Caro però non fu per nulla contenta di quell’idea infatti al ritorno della bimba le gridò: “Tu e la tua amichetta volete farmi stare male! Vedi di non farlo mai più Carolina, anzi siccome io non posso controllarti sarà qualcun altro a farlo. Ho già telefonato al collegio di suore, starai lì, studierai lì, così non potrai fare altre stupidaggini e quando sarai uscita sarai una persona migliore”. Caro provò a ribattere ma la madre non voleva sentire nulla.. Ormai aveva deciso.
E fu così che Carolina, controllata in ogni momento della giornata, non vide mai più Mari.

Cinque anni dopo.
Una volta diventata adulta, Carolina era libera di fare ciò che voleva. Voleva dimenticare quelle crudeli suore che per tutti quegli anni l'avevano trattata male. Ora voleva trovare la sua amica.
Ogni giorno andava al lavatoio, il suo paradiso di quando era piccola, il luogo che la faceva sognare insieme al suo angelo; Mari. Mari, quanto le mancava Mari! Tutte le volte che si recava al lavatoio aveva la speranza di vedere la sua unica amica ma le due ragazze non riuscivano mai a incontrarsi.
Un giorno, in pieno inverno, Caro e Mari si videro e si abbracciarono piangendo.
Improvvisamente Carolina esclamò: “Venivo qui tutti i giorni nella speranza di incontrarti”
Sorpresa Mari disse: “Anche io, ma non ti ho mai vista.. Ne è passato di tempo eh?”
“Eh sì...e mi sei mancata” rispose Caro con una luce negli occhi che li facevano brillare.
La loro amicizia venne ripresa proprio da dove si erano lasciate e il lavatoio di Ameno, nonostante il trasferimento in città delle due amiche, rimase il loro rifugio.

È proprio vero che chi trova un amico, trova un tesoro.

Ispirato al luogo di gioco e di ritrovo presso il lavatoio di Ameno



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