venerdì 25 maggio 2012

IL MULINO DEL SASSO DI AUZATE


IL MULINO DEL SASSO DI AUZATE
di Filippo Frattini

…”questo è un lembo sconosciuto di Paradiso”…
[S.M. il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, settembre 1907]
Mentre il re Vittorio Emanuele in quel lontano 1907 pronunciava, presso il Colle della guardia a Bugnate, queste lusinghiere parole, forse non sapeva che a pochi chilometri di distanza, nella vicina Auzate, viveva una famiglia laboriosa con alle spalle un fiorente passato e con ottime prospettive per il futuro: gli Erbeja. Queste umili persone formavano una vera e propria dinastia, non di certo come quella dei Savoia, ma grazie al loro silenzioso operato, scandito solo dallo scorrere dell’acqua sulla ruota del mulino, fornivano un fondamentale ed indispensabile servizio a tutti i paesi e le persone del gozzanese e del Cusio. Perché proprio una dinastia? Originario di Pisogno, il loro capostipite iniziò a svolgere l’attività di mugnaio e i numerosi discendenti lavorarono in vari mulini lungo il torrente Agogna. Per esempio a Briga il Mulino era di proprietà di Pietro Erbea (non Erbeja a causa di un errore di trascrizione all’anagrafe). In località Grata presso il mulino alimentato dalle acque della Vina nacque, il 5 novembre 1870, un altro Pietro Erbeja, futuro proprietario del mulino del Sasso ad Auzate.
Gli Erbeja lavorarono poi per molti anni al mulino di Bolzano dove migliorarono l’arte del mestiere e alcuni membri della famiglia si sposarono con bolzanesi, tanto che ancora oggi molte famiglie del piccolo paese cusiano portano questo cognome.
Nel 1903 Pietro Erbeja si trasferì poi con la moglie Caterina e i figli ad Auzate dove presero in gestione il mulino del Sasso, qui ebbero davvero tanta fortuna, sistemarono la scomoda strada immersa nel verde dei boschi che portava al macinatoio e condussero una vita faticosa ma pacifica allietata da nuove e numerose nascite. Quando per Pietro l’età avanzò venendo così il momento di andare in pensione lasciò l’attività all’amato figlio Cesare, sposato con Pierina e padre di due figli Franco e Pier Umberto.
In una meravigliosa notte di luna piena del 1946 la famiglia si coricò tranquilla nei propri letti, ma dopo qualche ora di sonno fu svegliata da alcuni rumori e non ci mise molto ad accorgersi dell’ingresso in casa dei ladri. Facendosi coraggio, Cesare scese cautamente nei locali destinati al mulino dove trovò un rifugio sicuro, mentre Pierina con i bambini ed il nonno restarono al piano superiore dove, dopo pochi attimi, entrarono due uomini armati di mitra e mascherati con passamontagna. La donna cercò di mantenere la calma ma un urlo di spavento uscì dalla sua bocca quando uno dei due sparò raffiche di pallottole che perforarono la porta, trapassarono un mobile e finirono nel muro. Un ladro strattonò  Pierina, che teneva in braccio il figlio Pier Umberto, la tenne ferma e le puntò la pistola alla tempia; intanto l’altro frugava nei vari cassetti e comò senza trovare alcun tipo di refurtiva. Dopo ore di paura i ladri scapparono via con due sole galline e una damigiana di vino. Alcuni giorni dopo furono riconosciuti: erano due giovani di Soriso che trascorsero alcuni anni in carcere.
Dopo questo spavento la vita riprese tranquilla al mulino, che continuò a costituire un' importantissima risorsa per il territorio.
Quel mulino, che smise di girare intorno al 1960, continua a lavorare nelle parole preziose di Pier Umberto Erbea, instancabile custode-narratore.

Ispirato ai racconti di Pier Umberto Erbea


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